Parodontologia: gengivite, i rimedi
La gengivite è patologia che non va trascurata, anche se i sintomi possono attenuarsi semplicemente utilizzando un collutorio. Può, come sappiamo, diventare parodontite, malattia ben più grave e trattata dalla branca dell’odontoiatria che è la parodontologia. Uno dei segreti per evitare la gengivite è la prevenzione. E l’igiene orale rappresenta un’azione fondamentale in questo senso. Due minuti dopo ogni pasto vanno dunque dedicati al corretto spazzolamento dei denti, ricordandosi di pulire pure la lingua per eliminare eventuali batteri qui nascosti.
Una volta al giorno va usato anche il filo interdentale ed è bene sottoporsi a una visita e a una pulizia professionale dal dentista ogni 6 – 12 mesi. Vengono in questo modo rimossi a fondo non solo la placca, ma anche il tartaro, che poi è il principale imputato per il peggioramento delle condizioni della bocca. Un altro metodo per prevenire la gengivite è l’alimentazione corretta. Mangiare tanta frutta e verdura, piene di antiossidanti, previene e serve anche quando la gengiva è già infiammata. Proprio la carenza di alcune vitamine può portare all’infiammazione gengivale. I cibi con molta vitamina C sono dunque i più indicati: permettono di evitare il sanguinamento in presenza della gengivite. Se si evitano anche le bevande alcoliche, va ancora meglio.
Parodontologia: come combattere la gengivite in modo naturale
La natura ci offre parecchie possibilità di combattere la gengivite senza ricorrere a farmaci. Sono tutti rimedi naturali che riducono il gonfiore delle gengive. Abbiamo quindi l’estratto di mirtillo o il tè verde che funzionano perfettamente. Si può applicare il gel all’aloe vera direttamente sulle gengive, andando così a sfruttare l’azione lenitiva e anti infiammatoria.
Fanno al caso nostro pure betulla, equiseto e calendula. Si può risciacquare la bocca utilizzando alcuni tipi di oli essenziali ad azione disinfettante, diluiti in acqua. Andiamo a esaminare alcuni di questi rimedi e vediamo anche come intervenire naturalmente in altro modo.
L’aloe vera è una pianta che ha effetti anti infiammatori e curativi. Esistono anche dentifrici che ne contengono. Con il gel, invece, si può eseguire un vero e proprio massaggio sulle gengive, il che stimola positivamente i tessuti, migliorando circolazione e ossigenazione. Una volta applicato, va lasciato agire per trenta minuti prima di risciacquare. Perché non provare con l’infuso di malva? Un classico rimedio della nonna. Per prepararlo, servono 2 o 3 cucchiaini di malva essiccata e tritata e una tazza di acqua bollente. Filtrato e fatto raffreddare, l’infuso si può utilizzare più volte durante la giornata per gli sciacqui.
Avete mai sentito parlare della tecnica dell’oil pulling? Si versa in bocca un cucchiaio di olio di sesamo o di cocco, facendolo passare tra denti, gengive e sulla lunga. L’olio ‘raccoglie’ tossine e batteri andando a depurare non solo la bocca, ma tutto l’organismo. Olio di coccio e bicarbonato di sodio possono essere associati per creare una specie di dentifricio con cui spazzolarsi i denti un paio di volte alla settimana. Provate, se volete, acqua e sale, con quest’ultimo che previene infezioni e calma infiammazione e dolore. Si può mescolare in acqua calda un pizzico di sale, da usare poi per gli sciacqui.
La tintura di mirra va bene sia per la gengivite sia per la piorrea. Anche in questo caso, si possono fare degli sciacqui dopo averne versato qualche goccia in acqua tiepida. Il succo di limone combatte l’infiammazione, puro o con acqua: fate degli sciacqui. Per la gengivite si può adoperare la curcuma (in un po’ d’acqua tiepida per cinque minuti), che ha proprietà anti infiammatorie notevoli. Infine, l’immancabile camomilla, con cui fare sciacqui un paio di volte al giorno.
Parodontologia: i costi per curare la parodontite
Quanto costa curare la parodontite? Il sistema sanitario nazionale, in Italia, non copre buona parte dei costi degli interventi odontoiatrici. Per la parodontite abbiamo prezzi che oscillano tra gli 800 e i 1.600 euro. Solitamente, la terapia è suddivisa in quattro sedute dal dentista, una per semi arcata, con un costo che va tra i 200 e i 400 euro per ognuna. Da cosa dipende spendere di più o di meno? Dalla gravità, dallo stato di avanzamento dell’infiammazione gengivale, dalla profondità delle tasche che si sono formate. Quanto è grave una parodontite? Viene divisa in tre gradi di gravità.
Il parodontologo prova sempre a salvare il dente, anche in presenza di una patologia grave. Il primo passo è dunque conservativo, non di tipo chirurgico. C’è una scuola di dentisti che, invece, preferisce estrarre i denti malati sostituendoli con impianti. Perciò è preferibile rivolgersi a coloro che praticano la parodontologia, perché faranno tutto ciò che è nelle loro facoltà per non arrivare all’estrazione.
Come fa? Sottopone il paziente a diverse sedute per la rimozione di placca e tartaro depositatosi sotto le gengive. Sono del resto queste le cause principali della parodontite. Alle curettes manuali oggi si sono sostituite le curettes soniche, con cui viene raschiata le pareti del dente sotto la gengiva. Il vantaggio è che con le soniche, il paradontologo dispone di un movimento oscillatorio tridimensionale che permette un lavoro più accurato e veloce.
Parodontologia: l’intervento chirurgico
Se dopo diverse sedute continuano a esserci tasche profonde, è necessario ricorrere alla chirurgia rigenerativa, ancora in grado di salvare il dente naturale. L’implantologia è di fatto l’ultima spiaggia, quando non è più possibile salvare il dente malato dalla sua caduta.
L’impianto dentale ha un costo decisamente elevato. A incidere sul prezzo sono il numero denti coinvolti, le visite e gli esami necessari, la mancanza dell’osso, i materiali usati. Possiamo andare dai 2 mila ai 3 mila euro per dente, dai 7 mila ai 30 mila per un’intera arcata dentaria. La forbice di costo è molto elevata proprio perché i fattori da cui dipende il lavoro finito sono tanti.
Per inserire un impianto è naturalmente necessaria una vera e propria operazione chirurgica. Uno o più denti, infatti, vengono sostituiti con radici in titanio, ancorate all’osso, che fanno da supporto per la protesi. Per svolgere questo intervento, si pratica l’anestesia locale. In caso di paziente particolarmente preoccupato per il dolore, si può anche effettuare una sedazione cosciente, ma deve essere presente anche l’anestesista. Si può ricorrere anche l’implantologia guidata, che permette di essere particolarmente precisi evitando di incidere la gengiva, il che provoca spesso gonfiore, tumefazioni e sanguinamento. Con questo metodo, si evita anche di dover mettere dei punti a operazione conclusa.
Chi decide di mettere un impianto, proprio per limitare l’elevato costo, a volte decide di rivolgersi a una struttura ospedaliera. In questo caso, però, vanno messi in conto tempi piuttosto lunghi. Si evita la parcella al dentista, è vero, ma il costo per l’acquisto dei materiali per l’azienda ospedaliera sono simili a quelli sostenuti da uno studio privato.
Parodontologi: parodontite, sintomi e cause
La parodontite è una malattia batterica a carico dei denti. Chiamata anche piorrea, di lei si occupa la parodontologia. Se non curata adeguatamente, porta alla caduta dei denti. Uno dei primi sintomi che deve allarmare il paziente è la mobilità dei denti. Altri sintomi precoci sono l’alito cattivo, leggero sanguinamento delle gengive mentre si usa lo spazzolino o masticando cibi duri, strano sapore in bocca e cambiamento di colore (rossore), consistenza (si rammollisce) e forma (si gonfia) della gengiva.
Essendo una malattia che nelle prime fasi è indolore, si può scoprire tardi di soffrirne. I sintomi tardivi sono grosso sanguinamento, alito molto cattivo, gengive che regrediscono con esposizione delle radici, spazi tra i denti che compaiono all’improvviso, denti che si muovono in modo eccessivo e fastidi di lieve entità che possono anche diventare dolore vero e proprio dei denti.
La prima fase di infiammazione delle gengive è la gengivite che, se trascurata, diventa parodontite. Se la placca batterica viene lasciata libera di proliferare, finisce per creare una vera e propria corazza, richiamando anche le sostanze minerali che albergano nella saliva: si forma così il tartaro, impossibile da debellare con la normale igiene orale. L’unica soluzione è l’intervento di detartrasi professionale dal dentista. Non è un’operazione particolarmente amata dai pazienti, ma è strettamente necessaria per evitare la retrazione del normale solco gengivale che, con la complicità della placca che l’ha generata, va a formare una vera e propria tasca parodontale. Le gengive, in conseguenza dell’infiammazione, si sono infatti nel frattempo ritratte e hanno formato delle tasche, luogo di protezione dai farmaci e riparato dalla saliva.
In queste tasche, i batteri possono cominciare in tutta tranquillità il loro lavoro. Moltiplicandosi ed estendendo la loro azione al parodonto e alle ossa che fanno da base ai denti. Il processo porta alla caduta dei denti stessi.
Come trattare la parodontite
C’è possibilità di evitare che i denti cadano? Sì, ma bisogna accorgersi in tempo dell’infiammazione gengivale. La prevenzione è il miglior mezzo di contrasto, dunque è necessario pulire regolarmente e in modo accurato denti e interstizi, con spazzolino e filo interdentale. Smettere di fumare è un altro consiglio utile perché le tossine non fanno che facilitare l’azione dei batteri. Regolari controlli dal dentista aiutano poi a capire precocemente i segni della parodontite e a intraprendere interventi che scongiurano danni più gravi. Anche lo stress e tutto ciò che può diminuire le difese immunitarie sono cause che possono portare alla parodontite. Non è invece possibile intervenire se la patologia è dovuta alla genetica.
La diagnosi viene dunque fatta con la visita del cavo orale, delle tasche parodontali e con radiografie dentali. Il trattamento è la pulizia profonda per rimuovere placca ed eventuale tartaro. Il dentista poi vi spiegherà come fare in modo corretto l’igiene orale. Nei casi più gravi, può essere necessario fare ricorso agli antibiotici o a operazioni chirurgiche.
Parodontologia: che cos’è la gengivite e come si cura
Gengive che sanguinano? È uno dei primi sintomi della gengivite, una delle patologie di cui si occupa la parodontologia. Prima di arrivare al sanguinamento, in realtà, c’è l’infiammazione delle gengive che deve mettere in allarme. Pur essendo una condizione piuttosto comune nell’essere umano, siccome può presentarsi in forma lieve, a volte non si sa di soffrirne. Ma attenzione perché può poi diventare parodontite, che a sua volta è invece una condizione irreversibile capace di portare alla perdita dei denti e alla lesione dell’osso della mandibola.
Quando la gengiva è infiammata, è il momento di andare dal dentista per una visita. Che prima di tutto deve capire cosa ha causato la gengivite. Solitamente, si tratta di un accumulo di placca batterica che giorno per giorno si è formata sui denti. Significa che l’igiene orale non è stata corretta perché sarebbe sufficiente spazzolarsi quotidianamente per rimuoverla, aggiungendo l’utilizzo di un collutorio e del filo interdentale. Lasciarla lì dov’è, invece, provoca una sicura infezione batterica, che causa l’infiammazione gengivale. Varie sono i motivi che possono portare a soffrire di questa malattia.
Della scarsa o sbagliata igiene orale già abbiamo parlato. Anche fumare o masticare tabacco è causa primaria, così come il diabete, l’utilizzo di alcuni medicinali, alcune otturazioni danneggiate, la gravidanza a causa degli sbalzi ormonali e infine la predisposizione genetica.
Parodontologia: i sintomi della gengivite
Siete abituati a controllare il colore delle gengive? Questo è un ottimo modo per scoprire la loro salute. Se il colore non vi convince o se provate fastidio, probabilmente sarà il caso di chiedere consiglio al dentista. Solitamente, i sintomi della gengivite sono quattro e non è detto che si abbiano tutti: si prova dolore quando si mastica o sei i cibi sono particolarmente freddi, le gengive sono rosse, sensibile o gonfie, sanguinano regolarmente, è in corso una regressione gengivale.
Meglio andare dal dentista anche se le gengive sanguinano usando lo spazzolino o passandoci il filo interdentale, pur non avvertendo dolore. Uno dei fattori determinanti nella cura di questa patologia è il tempo: prima ci si accorge di soffrirne, prima si interviene in modo adeguato.
Nel momento in cui si va dall’odontoiatra o dal parodontologo, questi consiglierà la pulizia professionale profonda per rimuovere la placca. Se la gengivite dovesse essere più avanzata, si dovrà ricorrere ad altri trattamenti che impediscano la progressione a parodontite. L’igiene orale resta uno dei capisaldi per trattare nel miglior modo possibile l’infiammazione gengivale. Sarà importante seguire le indicazioni del dentista anche sul tipo di dentifricio da utilizzare.
Ricordate che è necessario lavare in modo delicato i denti al termine di ogni pasto con uno spazzolino a setole morbide. Quelli a setola dura rischiano di stressare ulteriormente le gengive già gonfie. Passare ogni giorno il filo interdentale, non in modo troppo energico per evitare di irritare ulteriormente il bordo delle gengive. Se queste due operazioni risultassero fastidiose facendo sanguinare le gengive, si può provare a sciacquare la bocca con acqua tiepida e sale. Il sale, in particolare, riduce temporaneamente l’infiammazione. Infine, è determinante ridurre o eliminare totalmente l’uso del tabacco per permettere all’organismo di combattere e sconfiggere naturalmente le eventuali infezioni presenti.
Parodontologia: che cos’è
Che cos’è la parodontologia? Il termine deriva dal greco e significa ‘attorno al dente’. Quindi, parliamo di tutto ciò che sta intorno al dente: gengiva, osso alveolare, cemento radicolare, legamento parodontale. La parodontologia si occupa dei tessuti molli e di quelli duri che circondano un dente, assicurandogli stabilità nell’arcata alveolare. Questa scienza si occupa poi della malattie parodontali o paradontopatie, della piorrea. Quindi di gengiviti e parodontiti.
Ora che abbiamo scoperto di che cosa stiamo parlando, vediamo quali sono i motivi che spingono ad ammalarsi di un problema parodontale. E’ per colpa dei batteri, la cosiddetta placca batterica, condizione indispensabile. Ma possono esserci anche più motivi alla base della patologia: oltre ai batteri, dunque, fumo, malattie sistemiche, malocclusioni dentali. I denti possono essere colpiti tutti in maniera diversa, dunque è necessaria una visita accurata e una diagnosi dente per dente.
Se la malattia parodontale è gengivite, dopo la guarigione i tessuti tornano sani come prima; se invece siamo di fronte alla parodontite, allora ci sarà sempre una lesione al termine del processo di guarigione. Quattro sono i tipi di parodontite che possono colpirci: cronica, aggressiva, necrotizzante e associata a malattie sistemiche.
Secondo calcoli recenti, su una popolazione di circa 60 milioni di italiani, almeno dieci milioni sono colpiti da questa patologia superata la soglia dei 30 anni e la causa più importante è la perdita dei denti. I bambini e gli adolescenti non sono però purtroppo immuni dalle malattie parodontologiche. Solitamente, la causa è un microrganismo, chiamato Aggregatibacter actinomycetemcomitans. Ma talvolta ci si può ammalare per un tipo di bocca che facilita la perdita di gengiva, per un’igiene non accurata o per un’infiammazione che vanno a peggiorare lesioni già esistenti. Per guarire serve la decontaminazione meccanica e poi la terapia con antibiotico. Naturalmente, bisognerà anche lavarsi i denti in modo corretto per evitare che possa insorgere di nuovo questa patologia.
Come si curano gengivite e parodontite
La gengivite è possibile definirla come una malattia parodontale meno grave. L’infezione infatti colpisce solamente la gengiva, che si arrossa e inizia a sanguinare. Diagnosticata in tempo, la gengivite è reversibile. Più complesso il caso della parodontite, che è una gengivite non curata per tempo. L’infezione arriva anche sotto la gengiva formando dei sacchetti parodontali, andando ad attaccare radice e osso fino a provocare la caduta del dente. Purtroppo si tratta di un procedimento irreversibile che va a condizionare anche altri aspetti dalla salute generale della persona colpita.
Quando ci troviamo a una prima fase della parodontite, la parodontologia prevede pulizia dentale professionale per rimuovere placca batterica e tartaro che si sono accumulati. Bisogna fare molta attenzione perché di solito le malattie parodontali non provocano dolore quindi diventa difficile accorgersene in tempo. L’allarme scatta, però, quando si ha la gengiva infiammata o gonfia o sanguinante. Alito cattivo e sensazione di avere denti che dondolano sono già una fase più aggressiva della malattia.
Con almeno uno di questi sintomi, è assolutamente necessario andare dal dentista o dal parodontologo per una valutazione del problema e del trattamento più idoneo.
Parodontite: scoprila subito e sconfiggila senza bisturi
Spesso, sbagliando, si associa la parodontite a una malattia della vecchiaia. Non è così, questa è una patologia più diffusa di ciò che si pensa e che può colpire anche persone giovani. Se si sottovalutano i suoi sintomi, spesso si rischia di intervenire a malattia già avanzata, dunque con maggiori rischi e più probabilità di dover ricorrere al chirurgo. Se invece si riesce a intervenire prontamente, è possibile non perdere i propri denti e utilizzare terapie moderne e non invasive, che non comprendono il bisturi.
Che cos’è esattamente la parodontite? E’ un’infezione causata da più batteri, microbi e virus. Colpisce i tessuti di supporto dei denti e può portare alla loro definitiva perdita. In Italia, colpisce il 60 per cento delle persone. Citando un vecchio slogan pubblicitario, prevenire è meglio che curare. Dunque, fin dai primi sintomi, si deve fare ricorso al dentista. Quali sono? Il sanguinamento delle gengive deve assolutamente metterci in allarme. Non serve che sia continuo, è sufficiente la sua sporadicità. Altri sintomi che ci devono portare a sospettare sono l’alitosi, la sensibilità dei denti al caldo e al freddo, i denti che cambiano posizione o che si muovono, le gengive che si abbassano ritirandosi. Anche uno solo di questi sintomi deve portarci a chiedere il parere dello specialista.
Le cause della parodontite
Come detto all’inizio, la parodontite non è sinonimo di vecchiaia e decadimento fisico. Pure gli adolescenti possono venire aggrediti da una forma particolarmente violenta di questa patologia, che ha progressione rapida. Può essere un’eredità genetica, purtroppo, a cui non possiamo sfuggire. Ma quello che possiamo fare è curarla con minimi danni. Non solo: attraverso test genetici, oggi si può appunto intervenire con una terapia di prevenzione.
Ci sono malattie sistemiche – osteoporosi, artrite reumatoide e diabete – che hanno correlazione bilaterale con la parodontite e concorrono a scatenarla. Ma alla base può esserci anche uno sbilanciamento dell’assetto masticatorio o la malocclusione dentale. La masticazione dovrebbe essere fatta su 28 denti, escludendo quelli del giudizio. Quando non si procede in questo modo, la malattia è più facile che compaia. Se dunque c’è uno di questi sintomi o se si è a conoscenza di una forma ereditaria della malattia, l’importante è non perdere tempo per salvare la dentatura, evitando dolorose operazione chirurgiche.
Abbiamo detto che la prevenzione può essere fondamentale. Anche in mancanza di sintomi, dunque, due controlli all’anno dal dentista sono necessari. Se lo specialista riscontrerà una sospetta o conclamata parodontite, ci si potrà rivolgere a strutture che possono utilizzare strumenti di diagnosi e terapie di ultima generazione. Ci sono addirittura test di laboratorio che diagnosticano la parodontite analizzando enzimi e batteri, impostando poi programma di prevenzione e di cura, su misura per ogni paziente. Non tutti coloro che sono colpiti, infatti, vedono lo stesso sviluppo e lo stesso impatto della patologia.
Utilizzando il microscopio operatorio, oggi si possono vedere cose che prima era impossibile vedere. Si può individuare ed eliminare il tartaro che si deposita millimetri sotto la gengiva, senza l’uso del bisturi. Con il laser si uccidono i batteri responsabili della malattia, sviluppando un’azione di biostimolazione che sarà utile per la rigenerazione dei tessuti. Così si debella la malattia, senza intervento chirurgico, ma eliminando ‘chirurgicamente’ esclusivamente gli agenti responsabili della parodontite.
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Malattie dei denti: il vademecum del ministero
A 4 anni, il 20 per cento ha già una carie. Si sale al 43,1 per cento ai 12 anni e all’88,2 tra i 19 e i 25 anni. Il problema emergente tra gli adolescenti è proprio questo: la perdita irreversibile della struttura del dente a causa di alimenti o sostanze acide. Le percentuali oscillano tra il 13 e il 53 per cento, a seconda delle popolazioni esaminate.
Non di sole carie, però, si ammalano i denti. Dai 35 anni in su, infatti, il 60 per cento degli italiani ha a che fare con una malattia parodontale, problema che salendo di età arriva all’80 per cento dopo i 55 anni. Tra questi, il 6,7 per cento arriva a perdere tutti i denti dai 45 anni in poi. Problema che riguarda l’80 per cento degli ultra ottantenni. C’è anche il cancro del cavo orale, con quasi 9 casi su 100 uomini e 2,2 casi ogni 100 donne.
Per molti andare dal dentista regolarmente non è un’opzione. Ed è così che le percentuali continuano a salire. Il ministero della Salute, per affrontare l’argomento, ha riunito una quindicina di esperti, stilando un vademecum su come prevenire al massimo, da giovani, problemi e malattie dentali. È stato sfornato un documento, che è entrato a far parte del programma ‘Guadagnare Salute‘, lanciato dal dicastero proprio per la prevenzione sanitaria e la promozione della salute. Scrivono gli esperti: “I tradizionali trattamenti odontoiatrici sono spesso un onere economico significativo, anche in Paesi ad alto reddito. Il fardello delle malattie orali e delle altre malattie croniche può essere ridotto affrontando simultaneamente i fattori di rischio comuni: il consumo di tabacco e l’alimentazione scorretta”.
Spiegano: “Meno zuccheri e un’alimentazione equilibrata aiutano a prevenire la carie e la prematura perdita dei denti. Smettere di fumare e ridurre l’alcol diminuiscono il rischio del cancro orale, della perdita dei denti, delle malattie paradontali. Consumare frutta e verdura protegge contro il tumore del cavo orale. L’utilizzo del fluoro aiuta a prevenire la carie in bambini e adulti”.
Mangiare bene e in modo equilibrato quando si è bambini e adolescenti può prevenire la carie, oltre che obesità, malattie cardiovascolari, cancro, diabete, carenza di nutrienti come il ferro e la frequenza della mortalità. L’eccesso di zuccheri è un classico di bambini e adolescenti (cibi e bevande) e, insieme alla scarsa igiene orale, contribuisce alla creazione della carie. I migliori alleati sono frutta e verdura, ricchi di vitamine. Se viene a mancare la vitamina C, a cui si aggiunge la pigrizia nel lavarsi i denti, ecco che arrivano patologie gengivali fin da giovani.
Denti, i consigli del ministero della Salute
“Masticare cibi ricchi di fibre contribuisce a detergere i denti e a stimolare la produzione di saliva, che contiene più sostanze salutari per il benessere dei tessuti dentari e aumenta il ph della placca”. Esistono i chewing-gum senza zucchero, dolcificati con polioli, che non vengono utilizzati dai batteri cariogeni per produrre acidi e che quindi contribuiscono al mantenimento della salute orale (aiutano la rimozione dei residui di cibo e della placca dalle superfici dei denti) Lo xilitolo ha un’importante funzione cario-preventiva. Aiutano la salute orale pure i fermenti lattici.
Veri e propri killer dei nostri denti sono, invece, bevande a base di frutta e analcoliche. Hanno troppi zuccheri, sono acide e, se sorseggiate, producono danno allo smalto, che si indebolisce. Se proprio non si può rinunciare a queste bevande, è meglio farlo velocemente e con una cannuccia. Altro consiglio utile: lo smalto viene ammorbidito per circa un’ora dall’esposizione alle bevande acide. Non spazzolare i denti dunque dopo aver assunto cibi e bevande acide. Consigliato un semplice risciacquo.
Infine, no al fumo, all’alcol e alle sostanze stupefacenti. La nicotina genera ispessimento dello strato più superficiale della mucosa, alterazioni cellulari e della vascolarizzazione, riduzione delle difese immunitarie, con conseguente maggior rischio di lesioni maligne. L’alcol diventa una vera e propria sostanza acetaldeide che danneggia i tessuti parodontali. Senza dimenticare che le bevande alcoliche sono piene di zuccheri (predisposizione a erosione e carie). Alcol e fumo insieme costituiscono un rischio molto alto di cancro orale. Infine, le sostanze acide presenti nella droga e nei farmaci determinano erosioni dentali.
Il vademecum del ministero per la prevenzione delle malattie orali è questo. Le visite periodiche dai dentisti fanno il resto ed è tantissimo.
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